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Una mattina, che spero di ricordare per sempre, ho udito parole straordinarie e ho fatto un’esperienza unica. Questo non capita a tutti, o perlomeno non capita a tutti con frequenza. Assieme alla mia classe ho assistito al racconto di una delle memorie viventi della “Shoah” e ho riflettuto su alcuni importantissimi aspetti della mia vita, su quanti errori commetto e su quanto può essere potente l’odio.

Ci siamo seduti su delle poltroncine e abbiamo atteso l’arrivo della senatrice a vita, mentre altre persone ci “preparavano” a ciò che avremmo udito, più per la serietà e il rispetto che dovevamo avere, che per la pesantezza delle sue parole: dovevamo stare attenti per trasformare l’esperienza in un ricordo indelebile. Dopo è arrivata lei, Liliana Segre, che acclamata da tutto il pubblico sorrideva, ma se fosse stata osservata con attenzione, si sarebbe notato che nascondeva un velo di tristezza sul viso a causa del pensiero di rivivere per l’ennesima volta ciò che aveva passato.

In ogni caso, era motivata e spinta dalla voglia di diffondere l’esperienza a nuovi volti, con la speranza che qualcuno di essi, in futuro, avrebbe fatto la stessa cosa e avrebbe “tenuto acceso il fuoco del ricordo” di qualcosa che non si deve assolutamente ripetere.

Ella ci ha raccontato del suo viaggio verso la Svizzera, dell’amatissimo ma debolissimo padre (morto poco dopo l’arrivo ad Auschwitz), della mancanza di pietà delle guardie naziste e fasciste e degli assassini nazisti e fascisti, della forza di ogni adolescente, di Auschwitz, della sua voglia di sopravvivere che l’aveva fatta diventare una “lupa egoista”, della separazione da suo papà, della fame, del freddo e di tanto altro.

Tre cose mi hanno particolarmente colpito: l’importanza che per la Segre ha uno sguardo tra due persone, che elimina i confini e le disuguaglianze tra pubblico e persone sul palco e che rende il pubblico una serie di persone separate, e non una massa; il valore che per lei ha la vita e la sua grande tristezza nell’essere ormai vicina alla morte, avendo quasi 90 anni; la tenacia che riesce a tirare fuori durante i suoi incontri con gli studenti e la forza e la grinta con cui parla.

Ultimamente Liliana ha subito delle minacce… Delle minacce da parte di persone ignoranti che non la conoscono, e non sanno quanta fatica ha fatto, anche solo per riuscire a trovare il coraggio di esporre le sue testimonianze. Queste persone, il più delle volte, sono quelle che discriminano e odiano, che se la prendono con “quelli di colore”, i quali dopo tutto quello che passano ci chiedono solo un po’ di amore e benevolenza e di essere accettati, ma ricevono tutto il contrario.

La Segre aveva solo proposto una legge per limitare questo razzismo ed evitare che ciò che l’ha fatta soffrire e piangere più di 75 anni fa, si ripeta ancora.

B.N. - Scuola Secondaria di Primo Grado Pascoli