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La nostra scuola ha quasi 100 anni, sembra sia stata costruita nel 1911.
Nei primi anni '80 il giornalino Ginkgobiloba, il giornalino della nostra scuola, ha intervistato ex alunni che hanno frequentato la nostra scuola a partire dal 1915.
Dalla loro testimonianza abbiamo tratto molte informazioni sulla sua storia. Lo sapevate che la nostra scuola era divisa in 2 parti: maschile e femminile e che durante la 1a guerra mondiale è stata usata come ospedale militare per curare i feriti?
Gli anni del dopoguerra. Sono anni difficili, tutto doveva ricominciare dopo i terribili bombardamenti della città nell'agosto 1943. Miranda ci fa un racconto emotivamente forte della sua esperienza.
La nostra scuola viene utilizzata per gli sfollati, in attesa di una casa!
Dante Ghezzi, alunno proprio in questi anni ci racconta la situazione della scuola dopo la guerra, e la sua esperienza in una classe maschile.
Lucia Azzarelli invece ci racconta la sua giornata in una classe femminile.
Tra gli anni '65 e '80, nella scuola ci sono molti cambiamenti, le classi a partire dal 1970 diventano miste, e per chi voleva c'era il doposcuola chiamato anche "attività integrative", dove si facevano i compiti.
Nella nostra scuola nell' a.s. 1981-1982 due classi iniziano il tempo pieno, così come oggi lo viviamo noi.
Dal giornalino ginckgobiloba conosciamo la vita scolastica di Raffaella.
Ma anche i nostri genitori sono stati alunni e ci hanno raccontato i loro ricordi.
La signora Virginia Zuanazzi in Bontempelli ha frequentato da alunna la nostra scuola negli anni 1921- 1926.
Grazie a lei abbiamo tratto molte altre informazioni sulla scuola e conosciamo anche le attività che svolgevano le bambine, essendo in una classe femminile. E' proprio da lei che scopriamo che la scuola era divisa in 2 parti: la maschile e la femminile, ancora oggi all'esterno ci sono gli stemmi. Ogni parte aveva il suo preside.
Dove oggi c’è la mensa prima c’erano le docce, infatti circa una volta a l mese, si facevano le docce, perchè a casa quasi nessuna aveva una vasca o una doccia, e c'era poca acqua.
C’erano due palestre: quella al pian terreno per i maschi, quella al primo piano per le femmine.
Giovedì e domenica era festa, il sabato invece facevano un’ora di lavoro, prevalentemente cucito.
In classe anche loro erano circa 40 alunne.
La ricreazione era alle 10:30, non potevano fare la merenda, e dovevano stare buone buone in fila. Ricorda anche che la maestra dava alle bambine gracili l’olio di fegato di merluzzo.
Nelle feste patriottiche si faceva il saluto alla bandiera, con le bambine figlie dei caduti in guerra in prima fila.
Miranda ci racconta che le classi erano di 40 bambine tutte con camicie bianco e un fiocco azzurro, i banchi in legno, armadi a muro dove la maestra ritirava soprabito e cappello. A fine lezione una di loro glieli andava a prendere.
Facevano scuola 5 dì alla settimana,anche il pomeriggio, ma si mangiava a casa. La refezione, per i più poveri, era gestita dal patronato scolastico che dava anche: matite e quaderni, di pessima qualità, gratuitamente. Leggevano, scrivevano imparavano a “far di conto”. La ginnastica si praticava in palestra e in cortile. Cantavano, cucivano e lavoravano a maglia.
Dante Ghezzi ci racconta che nel secondo dopoguerra, a causa dei bombardamenti, molte case erano distrutte e gli sfollati occuparono il primo e secondo piano del n°18, rimanendo fino al '49. Per cui si occupavano le aule di una sola ala della scuola, quella del n° 16.
Si andava a scuola a piedi perché bici e macchina erano un bel lusso.
Nella scuola si respirava un clima di disciplina e soggezione.
In classe erano in 40, solo maschi e indossavano un grembiule nero.
A scuola si andava al mattino dal lunedì al sabato; per i “poveracci” c’era anche il doposcuola. Alcune delle materie studiate erano:canto,educazione fisica, scienze… C’era anche il cortile in terra battuta dove andavano poco.
Ci ha particolarmente colpito una sua frase “chi entrava asino usciva asino” e aggiunge che "la funzione sociale mancava".
Tutti andavano a lezione privata da metà anno in poi.
Per l’ammissione alle medie esisteva un sussidiario e un supersussidiario.
Lucia Azzarelli ci racconta che la sua classe, di sole femmine, era composta da 27-30 bambine, non avevano il grembiule perché non tutte potevano permetterselo, a causa della guerra.
Si esercitavano un’ora alla settimana sulla calligrafia e facevano recite di fine anno in palestra dove assistevano genitori e preside. Nei musei ci andavano poco.
Nella loro classe c’erano gli incaricati: annaffiavano le piantine, distribuivano e ritiravano i quaderni. Ogni trimestre il preside passava per le classi a interrogare. Scrivevano su banchi rigidi con il buco per calamaio che veniva regolarmente riempito da una commessa che girava per le aule. C’era l’incavo per la penna e la lavagna girevole. C’erano i voti con i numeri su pagelle color carta da zucchero